“Truffati e sfollati”. E’ questo ciò che sono diventati i proprietari di quattordici appartamenti in via Panoramica a Terzigno, estrema periferia della città al punto che tutte le attività vengono svolte a Boscoreale. E adesso, gli stessi, si appellano a una petizione popolare per evitare l’abbattimento delle loro case.
La storia di queste famiglie è nota: circa dieci anni fa hanno regolarmente acquistato le case in cui vivono nel parco Santa Lucia, una compravendita legale e legittima per notai e banche. Nel 2013, però, si sono visti notificare ordini di abbattimento per “abuso edilizio”.
In pratica, gli ignari acquirenti, avevano acquistato un immobile che non aveva licenza edilizia in quanto il sito di costruzione sorge nel Parco Nazionale del Vesuvio. Nessuno li aveva avvertiti. Neanche il costruttore, o il titolare della ditta.
In effetti, il permesso per costruire era stato prima concesso e poi ritirato. L’opera, però, era stata completata dal costruttore Andrea Vaiano (pare però che da informazioni in nostro possesso la responsabilità giuridica non ricada su di lui, in quanto non era amministratore della società).
Nessuno fino all’anno 2013 aveva avuto dubbi su quelle costruzioni, tant’è che erano stati concessi mutui dalle banche senza difficoltà ed i proprietari pagavano regolarmente le tasse comunali. Ma dopo anni di battaglie e di richieste di aiuto, è arrivata la notifica di abbattimento.
L’11 novembre a Terzigno arriveranno le ruspe (o meglio, sarà il primo giorno utile nel quale potranno arrivare grazie ai fondi stanziati dal Parco Nazionale del Vesuvio per la lotta all’abusivismo) che non solo demoliranno materialmente gli appartamenti ma con loro distruggeranno ricordi, affetti e momenti di vita irripetibili.
Da anni le famiglie combattono una corsa contro il tempo, ma adesso si tratta di giorni, di ore, per evitare che avvenga il peggio. E il 27 ottobre è partita una petizione promossa da una dei proprietari sfrattati, la Signora Graziella Falco. “Vivo in uno Stato che non rispetta i diritti fondamentali dell’uomo – dice la donna – che manca di umanità e civiltà, che si definisce democratico e solidale, ma che di solidarietà e umanità non ne ha per niente. Uno Stato che mette per strada 14 famiglie innocenti, senza casa, con bambini, anziani, disabili e tanti con una salute precaria, che Paese è?”
Parole di rabbia e dolore di cui la signora Falco si fa portavoce.
La petizione è un ennesimo tentativo, l’ennesima richiesta di aiuto che si spera venga accolta. Finora, c’è stato un grosso scaricabarile collettivo. Tante parole, ma intanto nelle case ci sono scatole già pronte per essere riempite dagli oggetti. Quelli della rabbia e dolore sono pieni, ma le famiglie non smettono di combattere.
Alina Cescofra