Donne, diritti violati. Spunti di riflessione sui diritti violati in Africa

In occasione del giorno della Festa della Donna, che cade appunto oggi 8 marzo, è fondamentale porre l’attenzione sulle donne e sui diritti violati nei Paesi del mondo ed in particolare in Africa.
La condizione femminile di quest’ultimo Stato è caratterizzata da abusi sessuali e violenze di genere, che sono all’ordine del giorno soprattutto nei paesi più poveri del continente. Le donne in paesi come Ciad , Costa d’Avorio, Ghana e Kenya subiscono violenza sia in ambiente domestico sia nella società. In alcuni di questi paesi il codice civile non prevede il reato di stupro la situazione peggiora nei paesi martoriati dalla guerra civile o dai conflitti religiosi.

Tra dittature e amministrazioni corrotte i diritti umani e la violazione dei diritti delle donne sono spesso, troppo spesso, parole vuote che rimangono esclusivamente sulla carta di qualche trattato e inascoltate dagli Stati. E a farne le spese sono per lo più le bambine. Molto si deve fare affinché i diritti fondamentali delle bambine siano rispettati e che abbiano le stesse opportunità riservate ai maschi.E proprio in Africa si concentra la maggioranza dei 200 milioni di donne e ragazze che hanno subito una mutilazione genitale con il corno d’Africa in testa.

Quasi 18 milioni di bambine dell’Africa subsahariana sono escluse dalla scuola primaria e più di 13 milioni da quella secondaria. Il loro destino è spesso segnato da un matrimonio che arriva quando si affacciano all’adolescenza. Il Niger è il paese con il maggior tasso di matrimoni precoci del mondo, il 76% delle ragazze si sposano prima dei 18 anni, il 28%, prima di 15, e generano bambini quando il loro corpo non è ancora pronto a metterli al mondo.

Numeri agghiaccianti!!

In Africa le bambine sono la categoria più fragile e soggetta a soprusi, pagano salatamente il prezzo di essere alla mercé di un mondo adulto, molte volte crudele e indifferente ai diritti delle bambine in Africa; ma pagano anche il loro essere donne, bersaglio facile delle violenze e delle discriminazioni da parte degli uomini.

I problemi delle donne nell’ambito dell’educazione, della libertà dalle violenze e delle emancipazione, sono gli stessi delle bambine, ma per queste hanno un peso ancor maggiore, perché le condannano ad una vita di privazioni, ingiustizia e violazioni di diritti. Il rispetto dei diritti dei minori significa la possibilità di vedere crescere generazioni di persone più felici e meno disposte ad accettare trattamenti ingiusti, perché non solo beneficiarie di quei diritti, ma anche consapevoli delle proprie libertà.

La convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991 codificava i diritti imprescindibili e fondamentali dei minori, per confermare la loro condizione delicata e speciale di soggetti di diritto e stabiliva i principi fondamentali di non discriminazione, diritto alla vita, diritto all’opinione del minore, ad essere ascoltati nei processi decisionali che li riguardano, ed altro ancora.

La convenzione, dunque, definisce i diritti dei bambini una priorità, a prescindere dal sesso dalla loro razza e religione. Nonostante questo, le bambine africane affrontano ancora oggi gravi problemi, come aborti selettivi e infanticidi delle bambine, mutilazioni genitali femminili, difficile accesso all’istruzione, matrimoni precoci e gravidanze precoci, violenza contro di loro.

Da baby spose a baby mamme il passo è breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanza tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. E, ancora, circa 70.000 ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza.

Le mutilazioni genitali femminili sono una delle manifestazioni più estreme di violenza contro ragazze e donne, che condiziona tutta la loro vita. In Kenya sono illegali e vietate dal 2011, punite con pene come il carcere da 3 anni in su e multe fino a 2000 dollari. Tuttavia ciò non ferma l’esecuzione illegale della pratica.

L’UNFPA(fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) stima che nel 2020 circa 4,1 milioni di donne sono state vittime delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Tra queste 290.000 ragazze in Somalia, il paese con il più alto tasso di MGF al mondo, con circa il 98% della popolazione femminile locale infibulata.

Per quanto riguarda i matrimoni precoci, secondo i dati unicef, la più alta prevalenza è concentrata nell’africa occidentale (circa 40%), seguita dall’Africa orientale e meridionale (circa 34%).
In 17 Paesi dell’Africa subsahariana, almeno il 10% delle giovani donne si sposano prima di 15 anni. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100.000 le bambine soldato mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta, le bambine rappresentano il 20%.

L’istruzione invece, è uno degli ambiti dove le diseguaglianze di genere si manifestano in maniera più netta. Al mondo ci sono circa 750 milioni di adulti e 617 milioni di bambini e giovani che non sanno né leggere né scrivere. Due terzi di questi sono donne, giovani e adulte. È una discriminazione, questa, che comincia sin da quando sono bambine. Allora, infatti, spesso tocca il compito di restare a casa per aiutare nelle faccende domestiche. Inoltre in molti casi sono le ragazze a dover affrontare i lunghi cammini per procurare l’acqua per tutta la famiglia. A tal proposito l’Unesco (agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) ha stimato che a fine marzo 2020 erano circa 743 milioni le bambine e le ragazze impossibilitate ad andare a scuola a causa del lockdown e di queste, 111 milioni vivevano nei paesi meno sviluppati, dove già normalmente andare a scuola rappresenta una sfida.

In Paesi come il Mali, il Niger ed il sud Sudan, tre paesi con i tassi d’iscrizione e completamento dei cicli formativi più bassi tra le ragazze, la chiusura delle scuole ha significato l’abbandono definitivo degli studi da parte di oltre 4 milioni di loro. In tutto il mondo sono circa 11 milioni le alunne che non sono ritornate a scuola nel 2020 e forse non lo faranno mai più.
In Kenya, la situazione non è molto diversa e circa un quarto delle bambine del paese non completa il ciclo scolastico primario punto un numero già di per sé Altissimo ma aggravato dalle gravi disuguaglianze che riguardano l’accesso all’istruzione.

Nelle baraccopoli di Nairobi, e non solo, i diritti delle bambine vengono ogni giorno violati. Per loro il diritto all’istruzione è un miraggio perché non possono cedere alle classi scolastiche dovendo contribuire all’economia di casa. Moltissime famiglie non possono permettersi di mandare i figli a scuola, ma sono costretti a farli lavorare nella vicina discarica di dandora per far sì che contribuiscano al bilancio familiare. Ma anche quelle famiglie che possono permettersi di pagare le tasse scolastiche per un figlio soltanto, sceglieranno sempre di mandare a scuola un figlio maschio, reputando l’educazione femminile delle figlie meno importante, in quanto destinate a sposarsi appena raggiunta l’età da marito. Il risultato è che migliaia di bambine non possono andare a scuola ma restano invece vittime della discriminazione di genere. Spesso sono costrette a sposarsi prematuramente e a diventare madri mentre ancora stanno crescendo, oppure, vagando per le strade dello slum, restano vittima di violenze ed abusi.

Sempre a Nairobi il diritto alla salute è poco più che fantasia: spesso non sono dotate né di assorbenti né di bagni dove espletare i propri bisogni.

Le violazioni dei diritti delle bambine in Africa sono una piaga; e un aspetto grave e che queste avvengano a loro insaputa, poiché ignare di star subendo dei soprusi e trattamenti che ledono fisicamente la loro persona e il loro futuro. Sapendolo, forse, non avrebbero comunque la capacità di sottrarvi sì, ma avrebbero la possibilità di dire e pensare “no non voglio!”.

Infine tra i diritti negati alle donne, c’è spesso il diritto al lavoro. Anche quando viene loro concesso, si tratta sempre di lavori sottopagati, degradanti, dove i loro diritti vengono costantemente calpestati.
Molte donne, invece, non hanno la possibilità di dedicarsi ad altri lavori oltre a quelli relativi alla sfera domestica. Le maggiori disparità di genere si registrano nell’africa del Nord e nell’africa subsahariana.

Alla luce di tutte queste riflessioni risuona nella mia mente una poesia di Oriana Fallaci:
“C’è molto sole sui paesi dell’Islam :/ un sole bianco, /violento che acceca/Ma le donne musulmane/ non lo vedono mai:/i loro occhi/ sono abituati all’ombra/ come gli occhi delle talpe./Dal buio del ventre materno,/ esse passano/ al buio della casa paterna,/da questa/ al buio della casa coniugale,/da questa/al buio della tomba”.

Avvocato Antonella Salomone