Roma – Silvio Berlusconi quando è a Roma per i suoi impegni istituzionali ha sempre alloggiato a Palazzo Grazioli. Una dimora storica che Berlusconi ha abitato per anni. L’ex Premier aveva a sua disposizione diversi piani della struttura presi in affitto dal proprietario dell’immobile.
Oggi Berlusconi ha una nuova residenza “Villa Grande” la villa sull’Appia Antica che fu del grande regista italiano Franco Zeffirelli. La villa fu acquistata da Silvio Berlusconi nel 2001, e l’ex premier ospitò il regista fino alla morte avvenuta il 15 giugno 2019, in quella che da sempre era la sua dimora romana. Berlusconi Acquistò la villa per evitare a Zeffirelli lo sfratto. Un cartellone bianco con su scritto “Benvenuto Presidente” qualche giorno fa ha accolto l’illustre proprietario.
Un’accoglienza in pompa magna per Silvio Berlusconi, tornato a Roma dopo un anno e dopo varie battaglie, tra cui quella (vinta) con il Covid. La villa è stata interessata da un lungo periodo di lavori di ristrutturazione. Berlusconi da sempre appassionato di grandi dimore, ne colleziona un bel po’ in Italia e all’estero, ha arredato a suo gusto l’intera residenza romana.
Dopo l’addio al troppo costoso Palazzo Grazioli, è oggi questo il suo quartier generale capitolino che alterna alla sua amata Villa San Martino, ad Arcore. Se negli anni’60, ’70 e ‘80 in quella villa entravano e uscivano divi italiani e hollywoodiani, cantanti e scrittori di fama mondiale, oggi c’è il Cavaliere che sicuramente accoglierà capi di stato e di governo, leader politici e imprenditori.
Dalla villa sono stati tolti i mazzi di fiori in plastica amati dal maestro e la sua collezione di matrioske (una aveva il volto di Berlusconi). Non ci sono più la copia della Gioconda, le palle in vetro e in marmo e il rinoceronte che aveva nel secondo salone, via per sempre le altre cornici sul grande tavolo dedicato ai politici, dai Clinton a Ciampi, da Pertini alla Regina Elisabetta, dai Bush ai Kennedy. Forse Berlusconi avrà conservato quella con dedica di quando scese in campo nel 1994 e che regalò a Zeffirelli con cui condivise l’esperienza in Parlamento per sette anni, fino al 2001.
Chissà. Il maestro l’aveva messa accanto a una lampada su un comodino, la seconda che si aggiungeva a un’altra ben posizionata sul tavolino dell’ingresso, assieme ai fiori (sempre finti), a una foto con Giovanni Paolo II e a quella con Putin dietro la lampada Tiffany, tra un ricordo con dediche del Coro della Scala e un quadro che lo ritraeva con uno dei suoi cani.