Sulla panchina dedicata alla libertà di stampa situata all’interno di Villa Parnaso a Torre Annunziata si è svolta l’intervista con Sandro Rutolo, candidato al collegio uninominale alla Camera dei deputati per la coalizione del centro sinistra per le prossime elezioni del 25 settembre.
Il già Senatore della Repubblica, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sul clan dei Casalesi, ex presidente dell’Unione dei Cronisti italiani della Campania, ha scelto un luogo non a caso per incontrarci, proprio perché in questi territori libertà di stampa significa anche impegnarsi civilmente, narrare verità che spesso significa lottare contro le mafie.
Un anno fa, alla presenza di Sandro Rutolo e di Paolo Siani, e a pochi mesi dall’omicidio di Maurizio Cerrato – avvenuto, lo ricordiamo, per futili motivi, riconducibili a una mentalità camorristica – ci fu una manifestazione proprio in questo luogo, in ricordo delle vittime innocenti della mafia: Maurizio, ma anche Giancarlo Siani, il giornalista ucciso nel 1985 per mano di camorra, che insieme ai potentati economici e alla politica collusa, condiziona l’informazione tutta.
Quanto detto dal monsignor Raffaele Russo “camorristi non si nasce, si diventa” trova in Ruotolo piena condivisione: estirpare il cancro della camorra con politiche di sostegno all’istruzione e al lavoro in modo di tagliare il cordone che lega i più giovani alla tentazione del guadagno facile possibile solo con pratiche di delinquenza, che, però, inevitabilmente, conduce al carcere.
Sono infatti 5000 i minori arrestati ogni anno in Campania, il 65% con parenti che hanno precedenti con la giustizia, di questi solo una minima parte possono ricorrere ad una assistenza da parte dello Stato – attraverso i servizi sociali, la scuola e il lavoro, che riesce ad accompagnarli in un futuro fatto di legalità.
“Un buon politico fa buone leggi, un cattivo politico fa cattive leggi”, manda a dire al suo avversario del centrodestra, Annarita Patriarca che ha visto solo prescritti i suoi guai con la giustizia; lotta alle mafie, alla dispersione scolastica e alle diseguaglianze sociali, sono gli impegni di un cronista che ha fatto del suo mestiere una ragione di vita e una missione sociale e culturale, mettendo a repentaglio la sua incolumità e la sua libertà personale e che continueranno – promette – ad avere voce, se eletto, in Parlamento.
Massimo Napolitano