Entra in vigore da domani primo febbraio, la tassa di soggiorno su tutto il territorio di Nola. Una vera e propria mazzata per gli albergatori, quella inflitta lo scorso 14 novembre dalla giunta comunale guidata dal sindaco Carlo Buonauro.
Si pagheranno fino a 180 euro al mese a camera, quasi un affitto di casa, in più per poter soggiornare a Nola. In particolare, si pagheranno 3 euro a persona al giorno per chi soggiornerà in strutture a 4 e 5 stelle, 2 euro per chi si fermerà in tutte le altre strutture, compresi i b&b.
Ma la cosa più grave, è che non è prevista alcuna riduzione fino a un mese di soggiorno. Giusto per citare un esempio, a Napoli dopo il 14esimo giorno di “stop here” è prevista la riduzione, mentre in altre città della Campania, dopo il settimo giorno è prevista una tariffa più economica del 30%.
Una vera e propria stangata per chi arriva a Nola, soprattutto se si considera che fino ad oggi chi ha soggiornato a Capri ha pagato 2,50 euro al giorno.
Ma è chiaro che il Comune di Nola non se la passa bene e così la giunta Buonauro ha deciso di battere cassa e di istituire la tassa di soggiorno, che peserà come un macigno su studenti fuori sede e su commercianti.
“Il problema è proprio questo – sottolineano gli albergatori -. Dai noi il turismo è minimo. Sono per la gran parte studenti e commercianti che soggiornano nelle nostre strutture. E’ chiaro che, se uno studente sarà costretto a pagare 60 euro in più al mese, si appoggerà in b&b dei comuni vicini”.
Un’arma a doppio taglio. Da un lato, il sindaco spera di recuperare soldi per le casse comunali, dall’altro rischia di azzerare l’economia legata alle strutture ricettive. Tanto che qualche imprenditore sta già pensando di chiudere e di trasferirsi altrove.
Ovviamente, quella di istituire la tassa di soggiorno, si tratta di una scelta presa dall’amministrazione nolana senza coinvolgere minimamente gli albergatori.
“Auspichiamo – ha sottolineato il presidente Abbac Agostino Ingenito – che il sindaco si renda conto che Nola non può essere paragonata ad altre località turistiche maggiori né può immaginare che, in quanto ente elevato al rango di comune turistico, possa pretendere così tanto in termini di giorni massimo di imposta e con quelle tariffe e senza tener conto della tipologia di flusso dei suoi ospiti e viaggiatori”.
“I nostri associati, affittacamere e bed and breakfast – ha aggiunto Ingenito – ci hanno segnalato di ritrovarsi in estrema difficoltà, in quanto i pochi ospiti che hanno in questo periodo sono dei lavoratori, residenti fuori sede, e che l’obbligo di un’imposta di soggiorno anche per questo tipo di clientela, renderebbe complicato mantenere accordi per l’affitto di stanze. Il Comune sospenda dunque la delibera di attuazione dell’imposta di soggiorno, effettui con noi associazione un’analisi complessiva delle problematiche, riveda tariffe e periodo di imposta e faccia un’analisi dell’effettiva consistenza ricettiva, anche verificando l’abusivismo ricettivo che insiste sul territorio, a tutto danno degli operatori onesti”.