In una sera di Roma, in una città capitale d’Italia sede in questi giorni degli Stati Generali, tra gli incontri di politica più importanti, si disputa il match più atteso del calcio italiano. È il primo trofeo assegnato dopo un periodo di blocco totale di tutte le attività a causa del lockdown dovuto dalla pandemia da Covid-19. Una pandemia che solo in Italia ha causato oltre 34mila morti, e che ha messo in ginocchio l’economia del paese.
Una partita di calcio che in un momento storico come questo, non è una semplice sfida tra due squadre, ma rappresenta la speranza che tutto può tornare alla normalità. Due squadre e due tifoserie contrapposte. Il Napoli che da anni cerca di guadagnare uno Scudetto sul campo e la Juventus, che quello scudetto da anni porta a casa con molte polemiche.
Una Juventus che oggi ha al suo cospetto due persone che un tempo sono state delle vere glorie per i napoletani: Maurizio Sarri e Gonzalo Higuain. Una Coppa Italia che rappresenta il riscatto, quello degli italiani che tornano a vivere lo sport, anche se da casa. Ma è anche un riscatto di quel Sud che cerca di farsi sentire. È nell’aria l’emozione di una partita che arriva nel giorno in cui Mertens firma fino al 2022 con la maglia azzurra.
Uno stadio vuoto, un Inno di Mameli con qualche errore, forse l’emozione e una partita che per 90 minuti porta un solo risultato lo zero a zero. Un’Italia in trepidante attesa che per una sera, forse per la prima volta dall’inizio della pandemia sta pensando ad altro, perchè è ora di pensare anche a ricominciare e se lo sport può servire a questo, allora ben venga il calcio italiano.
C’è un uomo in quell’arena calcistica che vive una battaglia personale, che in quel momento rappresenta tutti gli italiani senza distinzione di sesso, di tifo calcistico, di provenienza regionale o di stato sociale ed economico, quell’uomo è Gennaro Gattuso, Rino per amici e tifosi. Allenatore del Napoli, che anche lui deve ricominciare a vivere come gli italiani, si ma non solo dal lockdown, quell’uomo deve superare uno dei momenti più difficili della sua vita, la perdita di sua sorella Francesca avvenuta qualche giorno fa.
Un uomo Rino Gattuso che ha trovato delle spalle su cui versare qualche lacrima, quelle dei suoi ragazzi che lo hanno abbracciato quasi a proteggerlo. Rino ha sicuramente trovato in Aurelio De Laurentiis un uomo su cui poter contare, un presidente tante volte attaccato, beffeggiato, ma che in quella sera di Roma con i suoi ragazzi ha regalato un’emozione ad un popolo intero.
Un Aurelio De Laurentiis che si emoziona alle parole di Gattuso e che non nasconde gli occhi lucidi davanti alle telecamere, come un padre che ascolta le parole di un figlio. Seduta su quegli spalti c’è anche lei Jacqueline Baudit De Laurentiis, una donna che non nega la sua presenza accanto ad un marito durante le partite, e che ad un certo punto da una pacca sulla spalla a quel Gattuso emozionato da un risultato tanto sperato.
Un risultato sì, che a Napoli ha fatto rivivere la notte di Capodanno, con botti e fuochi d’artificio. Una vittoria ai rigori, permettetemi di dirlo meritata. Un 4-2 che arriva non come in molti hanno detto: “perchè la Juventus non ha giocato bene”, quel risultato è arrivato semplicemente perchè il Napoli è stato più forte, ai rigori sì, e cosa cambia. Una vittoria che, come dicevo, non è solo calcistica perchè è come se a tirare quella coppa in alto oltre ai nostri campioni ci fossero anche i tanti medici che hanno lavorato in questi mesi per fronteggiare la pandemia. Una Campania che è arrivata ad avere zero contagi e che vince la pandemia come il Napoli ha vinto la Coppa Italia.
Una Coppa Italia, non un piccolo trofeo, ma a Napoli è stata vissuta come una vittoria di Champions League, o quella dello Scudetto, forse perchè dall’altra parte c’era la Juventus, avversaria calcistica da anni che però ha dato nella persona del suo presidente Andrea Agnelli un bellissimo momento di sportività, l’abbraccio dei due presidenti che con un accordo tra loro hanno consegnato insieme le medaglie. Quella coppa tirata su dai calciatori è come un calice di spumante in una sera che sembra un Capodanno di un anno che deve ricominciare quasi da capo.
Nunzio Zeccato