Condannato il gotha del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia nell’ambito dell’inchiesta Domino. Confermata, infatti, la pena di 20 anni di reclusione per Antonio Rossetti e Sergio Mosca, quest’ultimo ritenuto dagli inquirenti ex reggente del clan D’Alessandro. Le accuse, per tutti gli imputati, sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
16 anni di reclusione sono stati invece comminati a Nino Spagnuolo e Francesco Delle Donne, mentre il pm dell’Antimafia ne aveva chiesti 18 per entrambi. 12 anni sono stati inflitti a Giuseppe Vuolo rispetto ai 14 richiesti dall’Accusa. Pena di 11 anni e 4 mesi per Antonio Longobardi e Vincenzo Schettino, 4 anni per Carmine Barba, Marco Cimmino, Maurizio Amendola, Alfonso Perillo, Roberto Somma, Giovanni Tufano; 3 anni per Francesco Ciurleo e Francesco Di Maio.
Queste le richieste di condanna che aveva formulato il Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia nella sua requisitoria: Antonino Alfano (13 anni), Maurizio Amendola (8), Carmine Barba (6), Marco Cimmino (6), Francesco Ciurleo (2 anni e 4 mesi), Francesco Di Maio (3), Alfonso Perillo (12), Marco Schettino (8), Vincenzo Schettino (12), Roberto Somma (8), Giovanni Tufano (12), Ciro Vitale (16).
Le indagini riguardano il periodo compreso tra il 2017 ed il 2018, durante il quale il clan D’Alessandro aveva assunto il monopolio del mercato degli stupefacenti nell’intera area stabiese e in penisola sorrentina. Grazie all’alleanza con il clan Afeltra-Di Martino, tale sistema era esteso anche sull’area dei Monti Lattari.
Era il clan D’Alessandro a gestire e a determinare anche il prezzo di vendita dello stupefacente in tutte le piazze di spaccio di competenza. Nel corso delle indagini, è emerso altresì che il clan stabiese aveva creato un canale diretto con la Calabria e in particolare con la cosca dei Pesce-Bellocco, operativo nella zona di Rosarno.