Nel giorno della presentazione dei simboli e dei programmi elettorali al Viminale, in vista delle elezioni politiche 2022 in programma il 25 settembre – mentre ancora i rappresentanti dei partiti fanno la fila per la consegna – Silvio Berlusconi si prende la scena, tirando in ballo il nome di Mattarella ed evocando possibili dimissioni del capo dello Stato in caso di approvazione del presidenzialismo. Parole che scatenano reazioni durissime da parte di leader politici come Letta, Conte, Di Maio, Calenda, ma anche dei vertici delle istituzioni, come la terza carica dello Stato, Roberto Fico. “Il presidenzialismo esalta la democrazia”, dice poco dopo le 8 Berlusconi, ospite di Radio Capital.
“Se entrasse in vigore il presidenzialismo – afferma il leader azzurro, sollecitato sul nome del capo dello Stato – Mattarella dovrebbe dimettersi, poi magari potrebbe essere eletto di nuovo”. “Una mia candidatura? Mah, restiamo alle cose attuali…”, conclude. Non senza aver smentito nuovamente di puntare alla guida di Palazzo Madama, al posto di Casellati. Da quel momento parte il fuoco sul Cavaliere, con toni durissimi. A poco serve la precisazione dello stesso Berlusconi che derubrica le sue affermazioni a spiegazioni sul presidenzialismo, assicurando di non aver “voluto attaccare Mattarella, né di averne chiesto le dimissioni”.
La Russa invita a “non minare il percorso per il presidenzialismo, poi – afferma all’AdnKronos – si pensa a tutto il resto, ora serve evitare gli ostacoli”, dice, non senza aggiungere di “capire e apprezzare il concetto in generale” espresso dal leader azzurro, avvertendo che “il vero problema è arrivarci al presidenzialismo, tutto il resto passa in secondo ordine”. Uno stop and go, che denota un certo imbarazzo per la mossa del Cavaliere, che alza troppo la tensione sulla principale riforma chiesta da Giorgia Meloni.
Nel frattempo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parla di “parole inquietanti” da parte di Berlusconi, tornando ad ammettere di aver sbagliato quando chiese l’impeachment per Mattarella. Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, teme che la destra voglia arrivare a una spartizione del potere, “con Meloni premier, Salvini al Viminale, e Berlusconi al Colle”. “La destra getta la maschera – dice – ma noi non permetteremo che pieghino le Istituzioni”. Carlo Calenda si affida a un tweet. “Berlusconi non va eletto, non è più in sé”, dice tranchant.
Allineate a difesa del Quirinale le due ministre ex Fi, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che chiedono di tenere fuori dalla polemica il Colle, con la titolare degli Affari regionali che ricorda pure come Mattarella sia stato “eletto al Quirinale suo malgrado, anche con il voto di chi oggi sostiene il presidenzialismo”.