“La politica popolare in quanto metodo spinge a cercare risposte, non fondate su astratte pretese di verità, ma dentro la complessità della realtà. L’esigenza di una politica moderata, libera da isterismi e sterili rappresentazioni, non può essere accompagnata da manifestazioni di dissenso che producono come risultato la negazione delle premesse che in teoria vorrebbero veicolare. La politica deve tornare ad essere fondata sulla realtà, non piegata su di essa”.
Lo sostiene l’avvocato Vincenzo Aiello, candidato al consiglio comunale di Boscoreale nella civica “Boscoreale 2.0” con Francesco Faraone sindaco, a chiusura di una campagna elettorale faticosa per il distacco dei cittadini dalla politica.
“La campagna elettorale condotta dai nostri antagonisti – sostiene Aiello -, mi è sembrata più un miscuglio di buoni propositi che il tentativo di proporre soluzioni concrete e praticabili. Sarà sicuramente un mio difetto, ma non mi sono mai affezionato ai racconti che esaltano il “cosa” ma che si dimenticano del “come”. Ho avuto piuttosto la sensazione di trovarmi di fronte al desiderio, di voler appiccicare idee astratte alla realtà dei fatti che ad una reale analisi delle condizioni in cui versa la nostra città”.
A sentir parlare l’avvocato, “l’innovazione del pensiero politico, che i cambiamenti della nostra comunità impongono, non è un miscuglio di buoni propositi formali, quanto piuttosto il risultato del confronto quotidiano tra problemi e soluzioni che mettono in discussione anche i propri principi morali, offrendo al consenso sociale le soluzioni il più possibile avanzate e tali da assicurare la tutela delle istanze di dignità e di piena e libera realizzazione dell’esistenza. Le posizioni politiche dello schieramento capeggiato dal collega Di Lauro, a mio modesto avviso, sono in gran parte costruite sull’elaborazione di proposte riferite a modelli astratti, conditi di demagogia ideologica, che cercano di forzare la realtà o che in alcuni casi ne ignorano una parte”.
“Nella difesa spasmodica del proprio obiettivo identitario, la nostra controparte ha cancellato dall’orizzonte gran parte dei problemi che attanagliano la comunità boschese. Un errore metodologico che ha prodotto come risultato che non sono più gli interessi in gioco a ispirare le decisioni, ma sono gli obiettivi che si intendono raggiungere che scelgono gli argomenti più utili al fine. Idee astratte che prevaricano il bisogno. In un tale frastuono è scomparsa la voce dei senza voce, cioè di quei cittadini più fragili che vorrebbero riconoscimento e tutela per ciò che sono e non per ciò si vorrebbe rappresentassero”.