Il Def “non è adeguato alla fase che sta attraversando il Paese. L’unico intervento di politica economica, minimo, a sostegno della domanda è la riduzione del cuneo fiscale.
Il Def “ci sembra un documento troppo difensivo, che non aiuta a far agganciare al Paese la sfida della ripartenza, mentre ci saremmo aspettati, vista l’attuale congiuntura, una spinta più decisa ed espansiva utile a un recupero maggiore della crescita”. Così il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, nel corso dell’audizione sul Def davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, rimarcando, tra gli altri temi, il rischio che la riforma delle pensioni “sia spostata in avanti nel tempo e su questo – dice – chiediamo chiarezza in quanto tale eventualità diverge dalle nostre aspettative” e la necessità di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici. La Cisl, nel documento consegnato, ribadisce quindi come “solo con un grande Patto sociale è possibile affrontare l’insieme di questi problemi che non potranno prescindere dal rafforzamento del confronto, che purtroppo in questi mesi si è andato a indebolire”.
Il Def “è una occasione mancata per dare una risposta ai problemi del Paese, a cominciare dal promuovere una crescita sostenuta e stabile dell’economia. Non c’è una strutturazione sul taglio del cuneo fiscale di 5 punti, da operare adesso per sostenere i redditi dei lavoratori dipendenti e tutelarli dall’inflazione”. Così il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, in audizione sul Def davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, parlando di “un testo complessivamente sbagliato, all’insegna dell’austerità che elude le emergenze”, in cui “non c’è traccia delle richieste e delle rivendicazioni avanzate nelle piattaforme presentate” dai sindacati. L’intervento da tre miliardi sul cuneo, rimarca, “è assolutamente insufficiente per recuperare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori del Paese. Misura tra l’altro temporanea, valida fino a dicembre. Manca la svolta nella lotta all’evasione fiscale necessaria a recuperare risorse importanti per il Paese”.
“Nel Def non ci sono le risposte che attendevamo. I lavoratori dipendenti e i pensionati continuano a subire una perdita del loro potere d’acquisto” a causa dell’alta inflazione e “l’intervento sul cuneo fiscale è insufficiente. Il governo deve fare di più anche detassando gli aumenti contrattuali di primo e secondo livello e non dando agevolazioni alle imprese che non rinnovano i contratti”. Così, rilanciando la mobilitazione unitaria, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, parla del Def in occasione del Consiglio confederale della Uil Abruzzo. “Abbiamo avviato un percorso di mobilitazione unitaria – ha detto Bombardieri – con iniziative a Bologna, Milano e Napoli, per richiamare il governo al rispetto degli impegni assunti durante la campagna elettorale”, rimarca Bombardieri. Anche sulla salute e sicurezza sul lavoro “nulla si è mosso: anche oggi, c’è stato l’ennesimo infortunio mortale e però si continuano a non fare le scelte necessarie a conseguire l’obiettivo di zero morti sul lavoro. Inoltre, mancano i provvedimenti attesi sulle pensioni, a cominciare dal ripristino delle originarie condizioni per Opzione donna e dalle decisioni per le future pensioni dei giovani. Infine, non ci sono risposte per la sanità pubblica: molte strutture rischiano di chiudere, un fatto inaccettabile dopo quel che è accaduto con la pandemia. Andremo in piazza, dunque – conclude Bombardieri – per ricordare che c’è un Paese che soffre e per chiedere che sia restituita centralità e dignità al lavoro”.
“Il perseguimento dell’equilibrio dei conti pubblici è cruciale” ma “questo significa che le risorse pubbliche disponibili saranno esigue”, rileva Confindustria che – in audizione sul Def, con il direttore del centro studi, Alessandro Fontana – “valuta positivamente la destinazione dei 3 miliardi quest’anno al taglio dei contributi sociali per i lavoratori dipendenti a basso reddito anche se si tratta di un ammontare esiguo che dovrebbe essere integrato con altre risorse da recuperare attraverso un’attenta revisione della spesa”. “Bene” anche i 4 miliardi sul 2024 per la riduzione della pressione fiscale”. E servono “le riforme”.
Fonte Ansa.it