Strage di Capaci: ventotto anni dopo il ricordo ancora vivo e forte di Giovanni Falcone

Resta indelebile il ricordo di Giovanni Falcone e del suo coraggio nella lotta alla mafia. Così come resta indelebile quel maledetto pomeriggio di maggio, quando una bomba ha squarciato il silenzio di Palermo, strappando alla vita cinque persone.

Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone, proveniente da Roma, era atterrato all’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. All’altezza dello svincolo di Capaci dell’autostrada A29, una fragorosa esplosione, causata da 400 kg di tritolo, travolge le tre Fiat Croma blindate sulle quali viaggiavano il magistrato con sua moglie e la sua scorta. Falcone viene trasportato d’urgenza all’ospedale, ma per lui non c’è nulla da fare. Nel tardo pomeriggio viene dato l’annuncio della sua morte. Quel giorno, oltre al giudice, persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Rimarranno impresse nella mente di tutti le immagini del funerale di Falcone e delle vittime della cosiddetta strage di Capaci, lo sguardo commosso di Paolo Borsellino, le parole strazianti di Rosaria Costa, vedova dell’agente Schifani.

Oggi, a distanza di ventotto anni da quel tragico giorno, nessuno di noi ha mai dimenticato Giovanni Falcone, il suo impegno e quel coraggio che l’aveva sempre contraddistinto. Un coraggio che non eliminava di certo la paura, come disse il magistrato in una famosa intervista, ma che gli permetteva di convivere con essa stessa e di essere consapevole della sua presenza.

Quest’anno la pandemia ha purtroppo bloccato le manifestazioni in onore di Falcone, ma di certo non potrà mai offuscarne la memoria. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato il magistrato in un messaggio rivolto alla nazione: “I mafiosi non avevano previsto — afferma Mattarella — che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi”. Nel videomessaggio ai giovani delle scuole del progetto “La nave della legalità”, Mattarella ha detto che devono essere fieri dell’esempio di Falcone e Borsellino e di ricordarlo e onorarlo sempre.

Il sacrificio di Falcone e Borsellino, simboli della lotta ad ogni forma di criminalità organizzata, ha destato le coscienze di tutti, ha esortato le persone a scendere in piazza, a lasciare da parte l’omertà, ad affermare il proprio disprezzo e rifiuto verso la mafia, quel disprezzo che Peppino Impastato, anche lui vittima di mafia, non si vergognava ad urlare. La morte di uomini e donne dello stato, che hanno dato la vita per garantire un mondo migliore, lontano da ogni forma di criminalità, dovrebbe costituire un esempio per tutti, specialmente per i giovani, futuro di questa nostra società. Un esempio che li aiuti a scegliere da che parte stare, a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, e soprattutto a mantenere vive le idee dei due magistrati, idee che, nonostante tutto, continuano a camminare sulle nostre gambe.

Dario Gargiulo