Di Titti D’Amelio
Il Tar Lombardia nella giornata di giovedì scorso ha accolto integralmente la domanda cautelare presentata anche da Pillole di Ottimismo (progetto costituito nato per diffondere le buone pratiche di una corretta divulgazione e informazione scientifica su COVID-19 e composta da numerosi ricercatori, Professori Ordinari e Associati, Direttori di Ricerca, giornalisti, avvocati e altre figure professionali che lavorano in Italia e all’estero) e ha conseguentemente sospeso l’ordinanza regionale che imponeva la didattica a distanza alla totalità dell’istruzione regionale.
In particolare, il Tar ha riconosciuto la fondatezza del vizio formale di incompetenza della Regione, che non poteva disporre la chiusura delle sedi scolastiche a fronte del Decreto Legge n. 1/2021 che espressamente prevedeva la didattica in presenza pari alla metà degli aventi diritto almeno fino al 16 gennaio ma soprattutto ha affermato, come sostenuto nel ricorso, che l’ordinanza è irragionevole in quanto non bilancia in maniera proporzionata, né scientificamente comprovata, il diritto alla salute pubblica con il diritto all’istruzione.
Al riguardo il Tar afferma espressamente che “in una prospettiva di necessaria proporzionalità di misure incidenti su diritti fondamentali, il provvedimento regionale palesa un’intrinseca irragionevolezza, in quanto adotta la misura radicale della chiusura generalizzata delle scuole per fronteggiare rischi solo “probabili””.
Inoltre, sempre secondo il Tar, “l’ordinanza regionale denota (…) anche una specifica contraddittorietà, perché per contenere gli assembramenti adotta misure incidenti sulla didattica in presenza, rispetto alla quale non evidenzia alcun peculiare pericolo di diffusione epidemiologica, in ragione delle concrete modalità di effettuazione della didattica stessa” e riconosce che la chiusura delle scuole comporta per gli studenti un danno grave e irreparabile tenuto conto “della compressione del diritto fondamentale all’istruzione e della oggettiva ricaduta delle misure adottate sulla crescita, maturazione e socializzazione degli studenti, obiettivi propri dell’attività scolastica, che risultano vanificati senza alcuna possibilità di effettivo “ristoro”.
In sintesi, e seppure ancora in fase meramente cautelare, i ricorrenti possono dire riconosciute tutte le loro tesi, ossia che l’ordinanza regionale che impone la didattica a distanza è:
– irragionevole, perché comprime eccessivamente il diritto all’istruzione e alla salute individuale (intesa come benessere non solo fisico ma anche mentale e sociale) a fronte di rischi per la salute pubblica solo probabili e non scientificamente comprovati;
– contraddittoria, perché vorrebbe fondarsi sulla necessità di evitare i contagi, senza però evidenziare alcun comprovato pericolo di diffusione epidemiologica nelle aule;
– sproporzionata e dannosa, perché ha oggettive e irreparabili ricadute negative sulla crescita, maturazione e socializzazione degli studenti.
Il team di Pillole di Ottimismo si dichiara soddisfatto del decreto del Tar Lombardia e consapevole del significato di lunga durata del percorso intrapreso. “ Stiamo dimostrando, soprattutto ai nostri giovani,” fanno sapere, “che una parte della società italiana non si rassegna al fatto che la scuola e loro stessi siano meno importanti di tutto il resto e stiamo chiedendo che venga affermato un principio ovvero che una comunità nazionale, una volta prese decisioni difficili sui rischi, le mantenga con coerenza, senza permettere a chiunque, solo per il fatto che rivesta una posizione pubblica, di decidere diversamente sulla base di agende sconosciute mai rese pubbliche”.
Anche in Campania è previsto un medesimo ricorso affinché vengano riaperte tutte le classi della scuola elementare e medie. Molti alunni non rientrano in aula dall’inizio della pandemia, uno scandalo unico a livello nazionale, europeo e probabilmente mondiale.