Ecco come funziona il concordato preventivo biennale per gli autonomi

Un patto con i lavoratori autonomi sui redditi, che dura due anni e dal quale l’Erario ipotizza anche di poter incassare 760,5 milioni: il governo delinea le regole del nuovo concordato preventivo biennale nella bozza del decreto legislativo di attuazione della delega fiscale.

Il testo arriva domani in Cdm, poi andrà alle Camere per il parere prima del passaggio definitivo e l’entrata in vigore, già dal prossimo anno. La pubblicazione in Gazzetta riscriverà molte regole fiscali attualmente affidate a testi decisamente datati.

Le nuove norme, seguite dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, consentiranno inoltre di svecchiare la macchina fiscale affidando la lotta all’evasione anche alle nuove tecnologie ed in particolare all’intelligenza artificiale. Ma si punta anche sull’integrazione fra le diverse banche dati, vero cruccio fino ad ora: attualmente molte non “parlano” fra loro. Al centro il rapporto con i contribuenti che, nelle intenzioni del legislatore, devono partecipare sempre di più. Come nel caso degli accertamenti. La chiave di volta del nuovo testo è il concordato preventivo: consentirà ai contribuenti di accordarsi in aticipo per due anni sui propri redditi con il fisco.

L’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti la proposta di adesione entro aprile 2024 (ma a regime la scadenza è il 15 marzo). I contribuenti potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno. L’accordo è rivolto ai contribuenti con la partita Iva ‘esercenti attività d’impresa, arti o professioni, sia quelli che versano le imposte forfati, sia quelli che applicano gli indici sintetici di affidabilità’.

Ma ci sono anche paletti a difesa di un’applicazione trasparente: l’indicazione nella dichiarazione dei redditi di dati non corrispondenti a quelli comunicati, ai fini della definizione della proposta di concordato, – ad esempio – impedisce l’accesso. Oppure ancora: i contribuenti sottoposti agli indici di affidabilità fiscale, i vecchi studi di settore, dovranno avere un voto alto per aderire al concordato: almeno otto. Oppure, se hanno un voto basso e possono, aggiorneranno i dati in possesso dell’amministrazione. Inoltre non devono avere debiti tributari o aver almeno estinto quelli oltre i 5.000 euro. Esclusi anche quelli che non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi o hanno ricevuto condanne ad esempio per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.

Ci si potrà mettere in regola per superare alcuni di questi ‘semafori rossi’ e proprio per questo il governo conta di incassare 748,1 l’anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Si tratta di somme che comunque non mette a bilancio.
La nuova attuazione della delega riguarda anche altro. Punta sempre di più a un dialogo preventivo con i contribuenti, soprattutto in fase di accertamento. Si impone una sorta di dialettica obbligatoria tra amministrazione e contribuente: ad esempio, l’Agenzia delle Entrate dovrà dialogare in caso di accertamento e verbale. Il contribuente potrà aderire e dialogare anche subito. In presenza dell’adesione le sanzioni saranno dimezzate.

Più tecnologia è in arrivo contro l’evasione: si rivedono così le norme per l’analisi preventiva dei comportamenti a rischio. Si prevede infatti una revisione delle regole e per far questo ci si riferisce esplicitamente all’intelligenza artificiale che servirà a stanare preventivamente i furbetti nel rispetto – si precisa – delle norma sulla privacy. Ma si punta anche alla maggior integrazione delle banche dati: le informazioni saranno utilizzate dall’Agenzia delle Entrate, anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici.

Infine una stretta: le notifiche fiscali, comprese le contestazioni e quindi le cartelle, potranno essere spedite al contribuente anche sul domicilio digitale, prevedendo se la casella risultasse satura anche un secondo invio. La decorrenza dei termini, per i pagamenti ed anche la decadenza o la prescrizione, scatterà praticamente da subito, non appena il gestore della Pec comunicherà al fisco l’arrivo della notifica nella casella postale.

Fonte Ansa.it