Coronavirus: ‘Napule è’ e inno Mameli rompono silenzio città. Su balconi con tricolore e coperchi pentole per fare rumore

Tricolori, coperchi delle pentole e musica. Napoli, alle 18, è mille suoni, la gente si affaccia a finestre e balconi per fare rumore contro la paura del contagio.

Si canta, c’è chi intona l’inno di Mameli e chi punta sul repertorio napoletano. La musica rimbalza di balcone in balcone, in diverse zone della città, a partire dai Quartieri spagnoli: da Pino Daniele con “Napul’è” di Pino Daniele ad Andrea Sannino con “Abbracciame” e “I ragazzi della Curva B” di Nino D’Angelo.

Ma il repertorio è vasto, attraversa tutta la musica partenopea. A Fuorigrotta, ma anche in altri quartieri del capoluogo campano, l’appello circolato ieri su FB è stato raccolto dai cittadini a suon di sirene, tamburelli e stoviglie, le cosiddette “caccavelle”, prese a colpi per far rumore, per un breve momento di condivisione e vicinanza nei giorni di isolamento.

Telefonini, tablet, schermi dei computer e casse audio sono stati rivolti verso la strada: insieme si ascolta la musica e si canta.