Latitante da 15 anni, arrestato capo clan. Nel Napoletano preso boss tra i più pericolosi d’Italia

I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno arrestato Antonio Orlando, 60enne, ritenuto il reggente del clan camorristico degli “Orlando-Nuvoletta-Polverino” operante nell’hinterland a nord di Napoli. L’uomo, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia, era ricercato da 15 anni.

Nei suoi confronti erano state disposte due ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso emesse dal Gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. È stato catturato all’alba di questa mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna in un appartamento a Mugnano di Napoli.

L’escalation del clan dal 1990 ad oggi

“Il clan Nuvoletta – scrive Borrelli nell’ordinanza di custodia cautelare – grazie alle sue capacità di mimetizzarsi non è stato, di fatto, mai oggetto di un provvedimento che ne ricostruisse in modo completo e organico la struttura e le modalità operative”.

Le prime tracce dei Nuvoletta in provvedimenti giudiziari sono del 1990. Ma il clan esiste da almeno trent’anni, è il solo interlocutore campano della mafia siciliana, in particolare quella palermitana, ed è stato per anni crocevia di accordi e trame. Memorabile un summit dei primi anni Ottanta, quando si riunirono nella tenuta di Marano dei Nuvoletta più di cento capicamorra campani mentre in un salone accanto c’erano mafiosi siciliani del calibro di Riina, Bontade, Brusca. Oggetto del summit, il tentativo di stabilire una pace nella guerra di camorra con i cutoliani.

La struttura del potente clan ha cambiato assetto negli ultimi anni. Durante tutti gli Ottanta, l’organizzazione aveva due capi: Lorenzo e Angelo Nuvoletta. Carismatico il primo, operativo il secondo.

Due erano anche i vice: Pasquale Liccardo, ucciso nel 1988 a Marano, e Antonio Orlando, cugino dei Nuvoletta e allontanato dal vertice perché sposò una Maisto di Giugliano. Sotto i vice, il gruppo dei fedelissimi: Angelo Nuvoletto detto Angiolotto, Maurizio Baccante, Armando Del Core, Francesco Vasto.

Alla base tutta l’organizzazione, con centinaia di ragazzi pronti a sparare, a trafficare di contrabbando, a imporre il pizzo. Con l’arresto di Lorenzo e la morte di Pasquale Liccardo, la gerarchia cambia. Al vertice resta Angelo, latitante per moltissimi anni e arrestato nel 2001. Suo vice è il nipote Angiolotto; uomini di fiducia sono Baccante, Peppe Gala, Gaetano Iacolare (killer di Giancarlo Siani), Salvatore Nuvoletta. Alla fine degli anni Novanta la struttura trova un nuovo assetto: Angiolotto muore di tumore.

Il suo posto è preso dal nipote Filippo Nuvoletto, a cui però sono affiancati, con gruppi distinti, Baccante, Gala, Antonio Nuvoletta, Armando Orlando, Giuseppe Polverino e lo zio Antonio. Ognuno di questi sottoclan ha una sua autonomia, e qui nasce l’originalità organizzativa dei Nuvoletta. Una sorta di federazione camorristica: decine di piccoli clan, uniti nel capo e nella mappa, ma dotati di organizzazione autonoma, capacità gestionale, ramificazioni.

Il traffico di stupefacenti è la fonte principale di guadagno del clan. Anche qui i Nuvoletta hanno rivelato doti di straordinaria capacità organizzativa. Non trattano direttamente ma fanno le cosiddette “puntate”: raccolgono soldi al loro interno, li affidano a piccoli trafficanti che vanno in Spagna o in America latina, comprano droga (hashish e ecstasi), la riportano a Marano, la tagliano, la vendono e poi dividono gli utili tra gli uomini di onore trattenendo una provvigione.

Una vera e propria catena industriale: le “puntate” in genere sono aperte, vi partecipano anche piccoli imprenditori e gente qualunque. Un piccolo capitale da investire e un ritorno al doppio o al triplo in un paio di mesi. Con tutti i rischi connessi, ovviamente. Una macchina capace di fatturare 3-400 milioni di vecchie lire a settimana. Altro ramo florido è quello delle estorsioni, soprattutto ai danni dei cantieri di opere pubbliche e di lottizzazioni edilizie private. Cinque milioni ad appartamento, la quota da pagare alle organizzazioni, che si dividono il territorio.