Governo, Di Maio: “Niente veti, Conte premier”. Zingaretti dice no, si cerca una soluzione. Sostegno dei renziani

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti nella telefonata con Luigi Di Maio ha ribadito il no a un Conte bis, per i motivi che aveva già spiegato al leader M5s. Secondo quanto riferiscono fonti della segreteria Dem Zingaretti avrebbe espresso “malessere” per gli “ultimatum” da parte di M5s. Le fonti riferiscono che “si lavora comunque a una soluzione”.

Dai renziani arriva il sostegno a Zingaretti. “Totale sostegno al segretario Zingaretti, sia che dica sì a Conte, sia che dica no”. E’ quanto affermano fonti qualificate renziane, commentando quanto emerso dopo la nuova telefonata tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Le stesse fonti sottolineano il “compiacimento” per aver “dato l’assist che ha messo in difficoltà Salvini” ed evitato la corsa al voto. Ora però, ribadiscono, “il gol lo segna Zingaretti e da noi ha totale sostegno”.

“Nessun confronto è possibile davanti ai veti, come quello che continua ad arrivare su Conte. Se non si sciolgono i veti e non otteniamo le garanzie adeguate per il Paese diventa tutto molto difficile”. Così fonti del M5S che aggiungono: “Dire di no a Conte per trovare altri nomi figli di strategie politiche, significa indebolire il Paese. Non vorremmo che fosse una scusa per tornare al voto. In tal caso Zingaretti e i suoi devono essere chiari”.

Questa mattina infatti c’era stata una telefonata tra Di Maio e Zingaretti: nel corso della conversazione Di Maio aveva ribadito di non accettare alcun veto su Conte. “Tutto il M5S è leale a Conte ed è l’unico nome come premier”, ha sottolineato il leader del M5S a Zingaretti. Esplicitamente anche Grillo rilancia Conte. “Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi….” Così scrivevo a proposito del nostro Presidente del Consiglio, a maggio del 2018 e questo è il mio pensiero a distanza di un anno.” C’è anche l’incipit del post-endorsement di Beppe Grillo a Giuseppe Conte, datato 23 agosto, nel resoconto dei post della settimana che abitualmente il Garante M5S pubblica la domenica sul suo blog.

Oggi è in programma la riunione dei tavoli di lavoro dem per stilare il programma da portare al confronto con i pentastellati. In serata era circolato il nome di Roberto Fico come possibile premier di un governo M5s-Pd. “Roberto Fico ricopre l’incarico di Presidente della Camera dei Deputati e intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo”, rendono noto fonti vicine alla Presidenza della Camera dei Deputati.

Fonti del Nazareno, interpellate sulla posizione del segretario Zingaretti, avevano affermato: l’ipotesi di Fico emerge “da ambienti M5S, se si concretizzasse sarebbe un ottimo punto di partenza”. L’idea avrebbe visto concordi anche i renziani.

Intanto Conte smentisce la telefonata al vicepremier Luigi Di Maio, riportata da alcuni giornali. Lo precisano fonti di palazzo Chigi, sottolineando che non c’è stata alcuna lamentela o doglianza da parte del premier nei confronti del capo politico dei 5stelle. Anzi, precisano le fonti, il premier è stato chiaro: in questo momento dobbiamo lasciare che i leader delle forze politiche possano lavorare per verificare se può nascere un’intesa programmatica solida e sostenibile, che possa realizzare un ampio programma riformatore.

Conte ieri ha rotto un silenzio che durava da giorni per mettere il turbo all’alleanza fra Pd e Movimento Cinque stelle: “Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è chiusa e non si riaprirà”. Il messaggio è chiaro: sono disponibile a un Conte bis, ma bisogna chiudere definitivamente la porta a Salvini. Il motivetto è piaciuto al Pd, che per tutta la giornata non ha ottenuto dal Movimento Cinque Stelle una risposta netta sulla fine dell’esperienza gialloverde. “Mi auguro non esista l’ipotesi del doppio forno”, ha ribadito il segretario Pd Nicola Zingaretti.

Il cerchio non è comunque chiuso. Perché Conte non vuole la Lega, ma il segretario Dem non vuole Conte, che viene invece sostenuto da Luigi Di Maio. Manca ancora la quadra ma il tentativo di accordo sembra prendere corpo. Eppure, la scadenza indicata dal Colle si avvicina. Il presidente Sergio Mattarella è stato netto: martedì vuole risposte chiare. E soprattutto vuole un nome per dare l’incarico. Poi potrebbe concedere un altro po’ di tempo per permettere all’incaricato di formare la squadra di governo. Ma le dichiarazioni ufficiali dei leader di partito sono tute viziate dal tatticismo. Il lavoro vero per trovare l’accordo prosegue sotto traccia. Difficile che salti tutto solo per un nome. Saranno giorni di rilanci, di richieste che servono anche a testare le intenzioni dell’avversario.

Anche i Cinque Stelle devono fare i conti al loro interno. La base ribolle, divisa tra chi vorrebbe andare al voto e chi punta ad un accordo con i Dem. Tanto che si avvicina l’ipotesi del voto su Rousseau. Secondo alcuni parlamentari pentastellati, se nascerà un governo giallorosso, l’accordo passerà al vaglio della consultazione online se il premier sarà di nuovo Giuseppe Conte. Senza di lui, il rischio di una bocciatura sarebbe altissimo. In tutto questo, Matteo Salvini ancora non ha perso le speranze.

In tutto questo, Matteo Salvini ancora non ha perso le speranze. “Mai arrendersi, mai!”, ha scritto su twitter. Il leader della Lega ha passato la giornata in casa con il ministro Lorenzo Fontana che, intercettato sulla porta, ai giornalisti che gli chiedevano se ancora ci siano speranze per un accordo con i Cinque Stelle, ha risposto sorridendo: “Penso proprio di sì”. Il più sconsolato pare Silvio Berlusconi, che attribuisce alla coalizione Pd-Cinque Stelle “le idee della più vecchia, deteriore e fallimentare sinistra pauperista, statalista e assistenziale” e ricorda “i tanti danni che ha prodotto all’Italia” quella gialloverde.

Intanto, dalla corsa a Palazzo Chigi si è sfilata la vicepresidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, tirata in ballo da alcune ricostruzioni giornalistiche: “Intendo portare a compimento l’incarico alla Corte costituzionale, che si concluderà nel settembre 2020”.