Si è da poco concluso il Convegno “Antonio Anastasio Rossi, erede e continuatore delle Opere di Bartolo Longo. Il ministero Pastorale a Pompei dal 1928 al 1948”, tenutosi presso la Casa del Pellegrino. A 90 anni dal suo ingresso nella città mariana, il Santuario ne ha ricordato la poliedrica figura, analizzandone l’impegno, non solo dal punto di vista pastorale e spirituale, ma anche politico, sociale, urbanistico, editoriale.
«Fu uomo di profonda spiritualità – ha detto l’Arcivescovo di Pompei, Mons. Tommaso Caputo, nell’incontro moderato da Francesco Barra, docente di Storia moderna all’Università degli Studi di Salerno – ma sensibile ai bisogni concreti dell’uomo, dotato di una profonda passione civile e di speciale premura per gli ultimi. Ci insegnerà il coraggio e la capacità di non fermarsi al contingente ma di saper guardare verso l’orizzonte dell’avvenire».
Il sindaco Pietro Amitrano ha messo in evidenza l’esempio “caparbio” di Mons. Rossi, unico in grado, in quel difficile momento storico, di prendere in consegna l’eredità del Beato Bartolo Longo.
Dell’impegno del Prelato nello sviluppo delle Opere di Carità hanno parlato Suor Isabella Speciale, religiosa delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, e Fratel Rodolfo Meoli, religioso dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Entrambi hanno sottolineato come Mons. Rossi non abbia semplicemente “custodito” le opere sociali del Santuario, ma le abbia rafforzate e ingrandite tanto da accogliere un numero sempre più alto di bambini ed adolescenti orfani, figli di carcerati, disagiati. A comprovare i contenuti delle relazioni, i dati numerici degli anni che intercorrono dal 1928 al 1948, analizzati attraverso una prima indagine statistica da Mons. Ciro Cozzolino, ex alunno degli istituti pompeiani e oggi sacerdote.
Carmine Tavarone, docente di Storia dell’Arte e dirigente scolastico, ha ricordato come il Patriarca sia stato il grande ideatore dell’ampliamento della Basilica, iniziato nel 1933 e conclusosi nel 1939. Mons. Rossi, come rilevato dall’architetto Michele Varone, responsabile dell’ufficio tecnico del Santuario, fu capace di scelte coraggiose, promuovendo interventi urbanistici e l’ampliamento e la costruzione di nuove Opere di Carità.
Mons. Pietro Caggiano, vice postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Bartolo Longo, si è, invece, soffermato sul ruolo che l’Arcivescovo ebbe come promotore dell’iter che nel 1980 portò alla beatificazione del Fondatore del Santuario.
Alla base di un lavoro incessante, che porta Mons. Rossi anche fuori dal territorio di Pompei, ad esempio, come spiegato dal teologo e sacerdote pompeiano don Domenico Arcaro, a Patti ed Oropa, dove ricopre l’incarico di visitatore apostolico, vi è una profonda spiritualità. Rossi è uomo di preghiera, che si fa azione concreta, un dato che emerge dalla relazione di Mons. Pasquale Mocerino, rettore della Basilica mariana, che ne ha ricordato il ruolo di organizzatore del Congresso eucaristico nazionale e di guida, sulla scia di Bartolo Longo, del movimento “assunzionista”, che aveva la finalità di veder riconosciuto dal Papa il dogma dell’Assunzione di Maria. Nella realizzazione di ogni obiettivo Rossi si servì del periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, la cui lettura, come chiarito dal giornalista Giuseppe Pecorelli, consente di rievocare la cronaca di quegli anni difficili.
Le conclusioni dell’incontro, durante il quale, grazie agli interventi di Mons. Ennio Apeciti, rettore del Pontificio Seminario Lombardo, e del Prof. Barra, sono stati ricordati anche gli anni della formazione a Milano e Roma, del sacerdozio a Pavia, e, infine, quelli da arcivescovo di Udine, sono state affidate a Claudio Spina, sociologo e docente. Spina si è soffermato sulla assoluta originalità dell’episcopato di Rossi, sacerdote e vescovo, di profonda fede e di grande passione civile.